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Supersano

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Descrizione

Nel Pliocene l'attuale penisola salentina non si era ancora formata e la Serra di Supersano era una lingua di terra rocciosa larga circa 2 km che emergeva dal mare in un arcipelago di isole, insieme alle odierne Serre di Ostuni, di Ruffano, di Specchia, di Tricase, di Montesardo e quelle di Racale e Ugento ad ovest.


Nel Pliocene il mare Adriatico bagnava quindi la costa dell'attuale Serra di Supersano; tuttora infatti sono visibili segni di erosione marina sul costone della Serra a nord dell'abitato.


Non si sa per certo quando è comparso l'uomo in questa zona, ma dopo il ritiro del mare, ai piedi della Serra si sono avuti episodi tettonici che hanno favorito il carsismo e quindi formato grotte che recano tracce di presenza umana.


Numerosi sono i materiali rinvenuti che provano la presenza dell'uomo nella preistoria, che inizia con il Paleolitico e arriva fino all'Età dei metalli.


All'Età del Bronzo sono riferibili i due menhir ancora esistenti.


Nell'Età Classica esistevano dei villaggi di capanne a pianta ovale.


Si può parlare della presenza di alcuni insediamenti di Età Arcaica (dal VI al V secolo a.C.) dal momento che in località Scorpo sono stati rinvenuti i resti di una capanna o di una struttura abitativa molto semplice a pianta quadrangolare con intonaco e tracce di focolari. Un sito Ellenistico tardo antico, riferibile al IV e III secolo a.C., è localizzato nei pressi della Masseria La Falconiera. Fu trovato vasellame a vernice nera e frammenti di unguentari.


Un altro insediamento rurale tra l'età Ellenistica ed il Tardo Imperiale è il sito di Specchia-Torricella nel quale sono emersi materiali a vernice nera (Età Ellenistica) e a pasta grigia (Età Tardo Repubblicana). Frammenti riferibili ad un piatto di ceramica Aretina sono databili all'Età augustea (I secolo a.C.I secolo d.C.)


Al periodo storico della dominazione bizantina appartiene l'insediamento basiliano intorno alla cripta della Madonna di Coelimanna e i rinvenimenti archeologici nella palude di Sombrino, prosciugata nel 1858. Qui i resti della chiesa di Santa Maria di Sombrino e tombe medievali attestano la presenza dell'antico casale omonimo abitato sin dalla preistoria e abbandonato nel XVI secolo.


Le prime notizie certe dell'odierno nucleo abitato si hanno a partire dal 1195, quando il feudo di Supersano si trovava a far parte del Principato di Taranto.


Nel 1240 Federico II trasmise il feudo al figlio Manfredi Lancia, il quale fu sconfitto e ucciso da Carlo I d'Angiò nella Battaglia di Benevento nel 1266. Con la conquista angioina del Regno di Sicilia, nel 1272 Supersano passa a Filippo Montefuscoli, poi è incorporato nuovamente nel Principato di Taranto, e infine viene ceduto alla famiglia Del Balzo che ne esercita il governo fino al 1507.


Nel 1480 subì la devastazione dei Turchi e il casale venne distrutto e la popolazione decimata. Il feudo rimane alla Regia Corte sino al 1538, anno in cui viene venduto ad Alfonso Castriota che lo acquista per conto del nipote Pirro.


In seguito Supersano fu sotto la signoria dei D'Aragona, dei Carafa e, dal 1765, dei Gallone di Tricase che furono gli ultimi feudatari (1806).



Il toponimo deriverebbe dal latino super sanum (più che sano) e indicherebbe la salubrità del clima e dell'aria dovuta ai terreni incontaminati sui quali si estendeva il vastissimo Bosco Belvedere.


L'espressione latina potrebbe alludere anche alla saggezza e al buon senso degli abitanti. Negli antichi documentati è riportato con il nome di Supleczani o Supplessano e potrebbe essere di origine prediale, derivando dal nome latino di persona Sulpicius.


 


Lo Stemma



Nel 1971 Supersano ha richiesto e ottenuto un nuovo stemma comunale. Il nuovo stemma raffigura il Bosco Belvedere, e sostiutuisce il vecchio che invece aveva come simbolo l'albero della quercia. Una buona parte degli abitanti di Supersano ancora non sanno di questo cambiamento. Il bosco Belvedere in molte occasioni è stato fonte di ricchezza per gli uomini che hanno vissuto nei pressi di Supersano, soprattutto le sue ghiande sono state utili e utilizzate.


Il vecchio stemma invece rappresentava una quercia abbattuta all'inizio del secolo scorso e sopravvissuta per almeno dieci secoli. Era talmente grande che poteva accogliere fino a 4 persone all'interno della cavità formatasi nel suo tronco.


 


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